Perché i Giocatori NFL Stanno Spingendo per la Ricerca sul CBD

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Gli organismi sportivi professionali fanno rispettare norme molto rigide sui farmaci consentiti e non consentiti per un atleta a livello agonistico. A quanto pare, alcuni giocatori dell'NFL, il principale campionato di football americano statunitense, stanno lottando per cambiare le cose. Quando si tratta di cannabinoidi, l'NFL è molto chiaro: non possono essere usati. Eppure, sempre più giocatori dell'NFL stanno riconsiderando seriamente questo divieto, soprattutto per quanto riguarda il CBD.

CBD E CONVALESCENZA DA TRAUMI SPORTIVI

Esistono due principali ragioni per cui gli atleti non possono assumere determinate sostanze. Prima di tutto, si vuole evitare che una persona riesca ingiustamente ad aumentare le proprie prestazioni fisiche. In secondo luogo, si vuole impedire la circolazione di sostanze illegali tra gli atleti. Il CBD è un cannabinoide non psicoattivo, legale in gran parte degli Stati Uniti. Tuttavia, a causa dell'associazione che viene spesso fatta con THC e Cannabis, non è ancora visto di buon occhio dalle autorità dell'NFL.

Tuttavia, alcuni giocatori sembrano decisi a cambiare le cose. Ad esempio, il giocatore NFL Jake Plummer ha di recente dichiarato tutto il suo appoggio verso l'uso del CBD, portando avanti una campagna per la sua liberalizzazione in un contesto sportivo. Il football americano è uno sport violento e vigoroso. Molti giocatori vengono ricoverati per lesioni croniche che si porteranno dietro per tutta la vita. In alcuni casi, i dolori sono talmente forti che si deve ricorrere all'uso di potenti antidolorifici, anche una volta conclusa la carriera professionale. Plummer è uno di questi giocatori afflitti da dolori che, invece di fare affidamento sugli antidolorifici, ha deciso di provare alternative terapeutiche, ingerendo olio di CBD e spalmando su schiena e braccia gel di CBD. Secondo quanto dichiarato in un'intervista, grazie a questo cannabinoide Plummer ha ritrovato sollievo, riuscendo addirittura a giocare 2-3 partite con giocatori più giovani prima di avvertire i primi fastidi fisici. Ma Plummer è solo uno dei tanti atleti, in carriera e già pensionati, a sostenere che il CBD potrebbe aiutare in questa direzione.

"Al college molti ragazzi prendevano regolarmente il Percocets, bevendoci dietro litri di birra", dichiara in un'intervista. "Era una tendenza dilagante. Io l'ho provato qualche volta, ma gli effetti che avvertivo i giorni successivi, soprattutto le sensazioni che provavo, erano insopportabili. Mi sentivo distaccato dalla realtà. In 10 anni (nella NFL) l'ho preso forse una ventina di volte, dopo una partita così estenuante e violenta da uscire dal campo e dire 'ho assolutamente bisogno di qualcosa che mi faccia passare i dolori, perché qui seduto sento un male infernale'. Tuttavia, se l'avessi avuto (il CBD), lo avrei preferito di gran lunga".

"Siamo di fronte ad una pallottola d'argento? Abbiamo trovato il giusto rimedio? Non lo so", dice Plummer. "Ma mi piacerebbe molto scoprirlo".

SPINGENDO PER LA RICERCA SUL CBD

Plummer e molti altri giocatori sono consapevoli di quanto possano risultare scomode queste parole tra le autorità dell'NFL. È per questo che hanno deciso di mettere insieme le loro forze e portare avanti una nuova campagna chiamata "When Bright Lights Fade", con il fine di raccogliere fondi per future ricerche sul CBD. Il loro obiettivo è quello di finanziare studi clinici ancora più approfonditi per valutare le potenzialità del CBD nella commozione cerebrale e nell'encefalopatia traumatica cronica (condizioni debilitanti piuttosto comuni in questo sport).

Se venissero avviate nuove ricerche, il CBD potrebbe mostrare la sua reale efficacia nella terapia di lesioni sportive. Per quanto siano necessarie ulteriori indagini, il CBD sta ottenendo sempre più successi in questi ultimi anni. Speriamo che questi giocatori riescano a finanziare la ricerca e ad ottenere i risultati desiderati.

 

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